Europa

Istanbul [dove la vita è un Grand Bazaar]

Qui la cosa più facile del mondo è sentirsi parte di qualcosa. Parte di una folla, di una città e degli schiamazzi indecifrabili che ti danno il buongiorno e ti accompagnano durante tutta la giornata (e che ti mancheranno una volta tornata a casa). Siamo nella città che non dorme mai, che ti riempie gli occhi con i suoi colori, i suoi profumi e le sue architetture impattanti, dove tutti hanno qualcosa da vendere e vivono in strada. La definirei la città che confonde, disperde e riunisce allo stesso tempo. Vi ho trascorso 8 intensi giorni in bilico tra sogno e realtà, affacciata sulle terrazze panoramiche dalle quali ammirare minareti, cupole, tetti, torri e gatti (mai visti tanti felini tutti insieme) e ho stilato una sorta di vademecum che potrebbe semplificare la vita a molti viaggiatori.

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Aeroporti. Ad Istanbul ci sono due aeroporti: Atatürk (l’aeroporto cittadino) e Sabiha Gökçen sconsigliato sia per l’eccessiva distanza dalla città (è necessaria più di un’ora in auto per raggiungerlo) che per la presenza di una sola pista cosa quest’ultima che fa registrare ritardi quotidiani per quasi tutti i voli (parlo per esperienza vissuta eh ;)). La compagnia di bandiera turca è la Turkish Airlines e collega Milano ad Istanbul con voli della durata di circa 3h. Impeccabile il servizio a bordo che prevede dolcetto di benvenuto, pasto caldo non stop, tè e bevande varie.

Moneta. La moneta ufficiale è la Lira Turca e in città è possibile effettuare il cambio senza commissioni (i cambi più vantaggiosi sono quelli vicino al Grand Bazaar). Una Lira Turca vale circa €0,33.

Hotel. Molti hotel non hanno gli ascensori ma sono quasi tutti dotati di una terrazza panoramica dove, durante la bella stagione, viene servita la prima colazione. La vista che avrete sulla città vi farà dimenticare le 4/5 rampe di scale percorse a piedi. Da sapere inoltre che la pulizia giornaliera delle stanze talvolta avviene solo su richiesta.

Lingua. La lingua ufficiale è il turco e pochi parlano in inglese. La cosa più pittoresca (ma anche più snervante) è che se voi parlate in inglese loro vi rispondono in turco credendo di essere compresi.

Taxi. Sono tanti, colorati di giallo, non sempre ben odoranti e i loro conducenti, degli autoctoni che non c’è male dalla guida molto sportiva, non rispettano mai il prezzo concordato prima della corsa (per questo vi conviene pagare fin da subito), non parlano in inglese e raramente conoscono le vie per nome (vero è che il centro storico è una sorta di ginepraio che farebbe un baffo persino al labirinto di Dedalo). Tuttavia se siete pieni di bagagli restano la soluzione più comoda per raggiungere la città dall’aeroporto e la corsa costa in media dai €20 ai €30. Del navigatore nemmeno l’ombra per questo prima di salire a bordo accertatevi di avere con voi il numero di telefono della destinazione che sia essa un hotel o un ristorante. Il tassista li contatterà telefonicamente e dopo qualche infrazione delle norme stradali vi condurrà a destinazione velocemente sani e salvi.

Mezzi pubblici. Li ho utilizzati pochissimo perché ho preferito ad essi delle lunghe, faticose e affascinanti camminate. Tuttavia posso assicurarvi che i mezzi pubblici sono affollati ma efficienti, comprendono anche i traghetti e potrete acquistare i ticket presso le tabaccherie un po’ come in Italia. In fondo tutto il mondo è paese.

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Cibo. A Istanbul si mangia bene, a qualsiasi ora, ovunque e soprattutto in strada. Prima di partire non mi ero molto informata e mi ero ripromessa che avrei assaggiato (di) tutto. Il cibo locale ricco di verdure, riso e carne prevede delle divagazioni e una cosa da sapere è che alcune specialità potete trovarle solo in una determinata zona. Parlo ad esempio delle kumpir patate cotte nella brace ripiene di ogni cosa (cous cous, insalata russa, olive, verdure, formaggio) che è possibile assaporare solamente nei dintorni della moschea bianca (Ortaköy Camii), o del panino con sgombro grigliato, insalata e cipolle (balik ekmek) venduto nei pressi del ponte di Galata (preso d’assalto da innumerevoli pescatori). Altro punto di forza della cultura alimentare turca è lo street food che mi ha conquistata, sfamata e fatta tornare indietro nel tempo. Pannocchie bollite o grigliate (misir), simit (ciambelle di pane turco al sesamo farcite su richiesta con Nutella), caldarroste (si, anche a luglio ed agosto), pide (pizza turca dalla tipica forma allungata e farcita con carne e verdure o formaggio), macun (caramelle su stecco), churros e cozze. 

Imperdibili anche i dolci prima tra tutte la calorica Baklava, imbevuta di miele turco (che è buonissimo e dolcissimo), che accompagnerà spesso il vostro tè, il çay un tè nero amarissimo che viene bevuto da tutti a tutte le ore.

La bevanda più buona della città tuttavia, si sorseggia seduti all’aperto circondati dal silenzio più assoluto in un bar adiacente  ad un cimitero ottomano (türk ocağı kültür sanat merkezi). Nel menù la trovate sotto il nome di Mint Lemon Tea (qui la soffiata è stata oltremodo gradita), costa 2 Lire Turche (circa 0.70€), è fresca, digestiva e apre i vostri bronchi per l’eternità.
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Shopping (o voce del verbo contrattare). Ad Istanbul nemmeno i souvenir sono banali. Molto carini i negozi che sorgono nelle viuzze scoscese intorno alla Torre di Galata (quartiere Beyoğlu) e per fare il pieno di ceramiche, spezie, tessuti, saponi naturali e oro 24k non perdete lo Spice Bazaar più economico ma non meno affollato del Grand Bazaar. Ovviamente non mancano i falsi d’autore, il pellame e le bellissime lampade.
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Per l’effetto “grande folla” incamminatevi lungo İstiklal Caddesi (la via che collega Taksim Square con la Torre di Galata), dove vi sentirete protagonisti del film La Fabbrica di Cioccolato e deviando sulla destra raggiungerete İnci Pastanesi una pasticceria famosa per aver dato i natali al profiterol. Peccato che a me non sia affatto piaciuto :(.
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Cultura. A Istanbul è dove farne un’indigestione senza spendere una fortuna. Le visite alle numerosissime moschee sono gratuite, all’ingresso vengono distribuiti i veli per coprire il capo e i sacchetti all’interno dei quali riporre le calzature (si entra scalzi). La più celebre è la moschea Blu mentre la più luminosa la moschea bianca che sorge sul mare.

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Per la scoperta dell’affascinante Istanbul sotterranea avventuratevi nell’umidità della Cisterna Basilica tra carpe, luci soffuse e due suggestive teste di Medusa in pietra (ingresso 20 Lire Turche).

Per entrare nella Basilica di Santa Sofia c’è fila. Sempre. L’ingresso è a pagamento (30 Lire Turche) e il colore predominante degli interni è l’oro.

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Imperdibili anche i palazzi del Sultano. Il celebre Topkapi, che vi regalerà viste panoramiche e la sensazione del tempo che si è fermato, è un trionfo di piastrelle colorate e pavillon al cui interno sono custoditi relitti religiosi, oro e pietre preziose da capogiro (verrete accecati dalla luce del 5° diamante più grande del mondo custodito all’interno di una teca blindata). Per una visita accurata occorrono molte ore. Anche qui c’è fila all’ingresso e il costo del biglietto è di 45 Lire Turche (per una visita completa che comprende anche l’Harem).  Sconsigliato l’acquisto di acqua presso i bar all’ingresso del palazzo (a causa dei prezzi folli), mentre pur sempre turistico ma relativamente economico è mangiare presso i ristoranti all’interno del palazzo con terrazza sul mare e vista sulla Istanbul moderna.

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Il Dolmabahçe, residenza più moderna del sultano, può essere visitato ogni giorno da un massimo di 6.000 persone. Le architetture e gli interni sono di una ricchezza inenarrabile ma la visita guidata (compresa nel biglietto d’ingresso che costa 40 Lire Turche) è un po’ frettolosa. Bellissimi anche i giardini e le fontane con vista mare e i ristoranti che sorgono nei pressi offrono cibo e bevande a prezzi vantaggiosi.

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Se vi resta ancora qualche ora fossi in voi la impiegherei per calpestare il suolo della storica stazione ferroviaria dove faceva tappa l’Oriente Express, Sirkeci Garı. E una volta lì chiedetevi quante mille mila persone saranno passate da quello snodo cruciale che univa occidente e oriente…

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Sara

Buona forchetta, blogger e content creator sono un’instancabile curiosa. Nel 2010 ho deciso di riunire le mie passioni (cucina, scrittura, viaggi, vino e fotografia) in un blog, L'Appetito Vien Leggendo. Per professione collaboro con numerose aziende legate al food, beverage e travel occupandomi di food writing, food styling, editing, food photography, tour enogastronomici e interviste agli chef. Sono anche una social media addicted e mi trovate sempre connessa!


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  1. Dani Agosto 26, 2015 at 3:22 pm - Reply

    Bellissimo post e foto magiche!

    • SaraM Agosto 26, 2015 at 3:25 pm - Reply

      Grazie mille! Spero che le mie foto trasmettano un po’ della bellezza di questa città 🙂

  2. Agnese Agosto 26, 2015 at 3:38 pm - Reply

    Ciao, Sara! Bellissimo post! Mio fratello sta per trasferirsi a Istanbul causa Erasmus, non vedo l’ora di andare a trovarelo! 😉

    • SaraM Agosto 26, 2015 at 4:35 pm - Reply

      Ciao :)! Grazie mille. Che invidia. Fammi sapere quando vai. Baci xx

  3. michelotta Settembre 18, 2015 at 3:46 pm - Reply

    Fantastico racconto! Devo passare piu’ spesso! 🙂

    • SaraM Settembre 18, 2015 at 3:57 pm - Reply

      Grazie! Quando vuoi mi trovi qui 🙂